Se si parla del Manifesto di Ventotene, si pensa subito ad Altiero Spinelli. Eppure alcuni temi centrali di questa opera programmatica erano già stati sviluppati, antecedentemente all’esperienza del confino sull’isola pontina, dall’altro autore del Manifesto: Ernesto Rossi. Ma chi era Ernesto Rossi? E come era giunto all’elaborazione dell’idea di un’Europa federale? Nella formazione intellettuale di Ernesto Rossi, Firenze rivestì un ruolo fondamentale. Da qui partì come volontario al fronte durante la prima guerra mondiale, ispirato dagli ideali risorgimentali respirati in famiglia. Nelle sue lettere, tuttavia, l’esperienza bellica risulta scevra da ogni retorica o idealizzazione, anzi, egli ne mette a nudo il fanatismo nazionalista e la crudezza, soprattutto sottolineando la disparità di trattamento tra ufficiali – di cui faceva parte – e soldati semplici. Al termine del conflitto, la fredda accoglienza ricevuta da parte dei socialisti lo spinse ad avvicinarsi ai gruppi di ex-combattenti e a “Il Popolo d’Italia”, con cui iniziò a collaborare nel 1919. Fu l’influenza di Salvemini a convincerlo a non aderire al Partito Fascista e a partecipare, invece, al “Circolo di cultura” a Firenze, ove conobbe, tra gli altri, i fratelli Rosselli. Nel 1925 Rossi cominciò a scrivere per il foglio clandestino Non mollare. Denunciato, fu costretto all’esilio, dal quale potè, però, tornare poco tempo dopo, approfittando del fatto che il suo cognome fosse molto comune e quindi difficilmente individuabile. Riuscì perfino a presentarsi a Roma a un concorso a cattedra, che vinse. Scelse come sede un Istituto Tecnico Commerciale di Bergamo, piccola città di provincia non lontana da Milano, dove pensava di poter continuare più facilmente l’attività di oppositore. In effetti, le sue speranze si rivelarono fondate: dal capoluogo orobico non solo poté diffondere la stampa clandestina, ma riuscì pure a intessere proficue relazioni con gli antifascisti milanesi, tanto che nel 1929 lo troviamo impegnato in “Giustizia e libertà”. Purtroppo, a causa della denuncia da parte del delatore Carlo Del Re fu arrestato e incarcerato a Regina Coeli. Solo grazie all’intervento di Salvemini, scampò alla pena di morte. Negli anni trascorsi in prigionia, Ernesto Rossi diede avvio all’elaborazione di un progetto per gli Stati Uniti d’Europa, come documentato da una lettera che egli spedì alla madre il 30 aprile del 1937, in cui si trova lo schema di ciò che avrebbe sviluppato, prima, nel Manifesto di Ventotene, e, poi, ne Gli Stati Uniti d’Europa. L’anno successivo Rossi, condannato ad altri cinque anni di confino, fu trasferito dal penitenziario romano a Ventotene, dove conobbe Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni. Quest’ultimo, nel gennaio 1944 a Roma, curò la prima edizione di Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto (titolo originale del Manifesto di Ventotene) per i tipi della Società anonima poligrafica italiana. Il sogno di Ernesto Rossi di realizzare un’Europa federale, in cui gli Stati superassero i campanilismi, riunendosi sotto l’insegna della pace e della fratellanza, è oggi quanto mai attuale di fronte a un’Unione Europea in crisi e che, ogni giorno, sembra prossima a perdere nuovi membri. In proposito, le parole di Colorni, scritte nella Prefazione del 1944, suonano ancora oggi come un monito: “se lasceremo risolidificare la situazione dei vecchi stampi nazionalistici, l’occasione sarà persa per sempre, e nessuna pace e benessere duraturo ne potrà avere il nostro continente”.