L’utopia realistica di Ernesto Rossi si basa sulla convinzione che un capitalismo riformato possa condurre a livelli socialmente accettabili di giustizia e libertà. Per Rossi la storia mostra che il capitalismo ha flessibilità sociopolitica. Da Wicksteed Rossi deriva che il mercato, anche se di perfetta concorrenza, è solo un meccanismo cieco che non discrimina i desideri sulla base dei loro canoni morali e i cui risultati dipendono dalla distribuzione iniziale delle risorse; non è quindi in grado di dirigere le libere scelte individuali verso un’accettabile giustizia sociale. L’incertezza e la natura dinamica del capitalismo danno luogo a forme “predatrici” di concorrenza, mentre, tramite i lasciti ereditari, il diritto di proprietà genera inefficienza e acutizza la diseguaglianza nei punti di partenza. Da qui le sue proposte a favore della presenza attiva dello stato nell’economia e per l’adozione di riforme strutturali, non solo in campo economico.