Il processo a Salvemini – Aula di tribunale fascista Il 13 giugno 1925 fu celebrata la prima udienza del processo a Salvemini che si concluse con il rinvio e la concessione della libertà provvisoria. La notte dello stesso giorno i fascisti tentarono un agguato fortunatamente fallito; a quel punto, all’età di 52 anni, dopo la concessione dell’amnistia per i reati politici che serviva a liberare gli autori del delitto Matteotti e dopo grandi momenti di incertezza, Salvemini nel luglio dello stesso anno, prese la decisione di lasciare l’Italia e di espatriare in Francia, dando inizio ad una nuova grande battaglia: quella contro il regime fascista. Nell’autunno 1925 nel comunicare al rettore dell’Università di Firenze le sue dimissioni, scrisse queste righe: -Signor Rettore, la dittatura fascista ha soppresso, oramai, completamente, nel nostro paese, quelle condizioni di libertà, mancando le quali l’insegnamento universitario della Storia – quale io lo intendo- perde ogni dignità, perché deve cessare di essere strumento di libera educazione civile e ridursi a servile adulazione del partito dominante, oppure a mere esercitazioni erudite, estranee alla coscienza morale del maestro e degli alunni. Sono costretto perciò a dividermi dai miei giovani e dai miei colleghi, con un dolore profondo, ma con la coscienza sicura di compiere un dovere di lealtà verso di essi, prima che di coerenza e di rispetto verso me stesso. Ritornerò a servire il mio paese nella scuola, quando avremo riacquistato un governo civile.- [in: G. Salvemini, Memorie di un fuoriuscito, Milano, Feltrinelli, 1960, p. 32 ]
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