Immagine di Carlo Cattaneo. Contemporaneamente allo studio della questione meridionale, Salvemini scopre le dottrine positiviste e federaliste di Carlo Cattaneo, facendone ben presto una delle componenti essenziali del suo pensiero. Sotto l’influsso di Cattaneo anche le soluzioni individuate per i problemi del Mezzogiorno subiranno una revisione in senso federalista: lo stato sabaudo accentratore e militarista viene sostituito con l’ordinamento politico federale; lo sfruttamento fiscale delle masse contadine trova un’equa soluzione nei principi federalisti, l’egemonia sociale dei latifondisti e della piccola borghesia sarebbe stata spezzata con l’introduzione del suffragio universale e con una serie di riforme che avrebbero ridimensionato la grande proprietà assenteista a tutto vantaggio della piccola proprietà contadina. Fino al 1911 Salvemini si impegnò all’interno del Partito Socialista per far passare i seguenti punti programmatici: suffragio universale, difesa della piccola proprietà, riforma doganale, decentramento amministrativo. Furono le resistenze al recepimento di tali obiettivi, da parte del partito di Turati, a costituire uno dei maggiori motivi del distacco di Salvemini dal movimento socialista.