Il 15 ottobre 1982, a Milano, si spegneva una delle voci più autentiche e autorevoli dell’Italia repubblicana: Riccardo Bauer. Una figura esemplare di patriota, antifascista della prima ora (e per questo condannato a vent’anni di prigionia tra carcere e confino), un vero padre della patria, educato al culto della res publica, temprato dal senso del dovere, modellato da un rigore morale inattaccabile.
(nell’immagine in alto, la censura su una lettera di Bauer ai famigliari nel 1931)
(…) La visione di Bauer è ampia e saldamente connessa al tessuto sociale, nella prospettiva di quella dialettica fra libertà, democrazia, tolleranza, rispetto dei diritti, da diffondere in ogni settore della vita civile. “Il binomio inscindibile cultura-democrazia è quello che giustifica lo sforzo che ogni moderna società si impone per dissipare le nebbie dell’ignoranza in ogni settore della propria compagine variamente stratificata” (Relazione al 3° Congresso nazionale Unione Italiana 24 Cultura Popolare, da La Cultura Popolare, marzo 1955). E ancora: “L’educazione degli adulti costituisce un impegno grave e solenne della società perché tende ad adeguare il cittadino ai suoi compiti nel quadro di una società libera, proprio liberandola da quei complessi che stanno a fondamento del suo conformismo, cioè di quella forma di viltà che lo induce ad abdicare ad ogni diritto, ad imbrancarsi come pecora nel gregge, ad umiliarsi per amore di quiete” (“Il conformismo del nostro tempo e la necessità di una educazione permanente”, da La Cultura Popolare, gennaio 1960). (…)
(dal saggio di Alberto Martinelli)
