A vent’anni dalla scomparsa di Renzo De Felice, la Fondazione Biblioteche Cassa di Risparmio di Firenze, che conserva il Fondo librario dello studioso, propone con questo convegno una riflessione sulla sua eredità storiografica. Quindi non un’analisi dei temi trattati ed approfonditi dallo storico nei suoi lavori, ma piuttosto un dibattito sulla portata innovativa del suo contributo alla storiografia internazionale e sulle prospettive interpretative aperte dalle sue ricerche, utili anche per la comprensione del presente.
Pur non essendo riconducibile ad una precisa scuola, Renzo De Felice si inserisce in una tradizione storiografica nella quale convivono, accanto al rigore metodologico, una forte pulsione etico-politica e la convinzione del primato della storia intesa come insieme di fenomeni sociali, politici, economici e culturali, da studiare a partire dall’analisi contestualizzata dei fatti. La sua ricerca si inserisce, così, all’interno della tradizione idealistica e storicistica italiana, lungo la linea che da Benedetto Croce giunge a Delio Cantimori passando per Giovanni Gentile, ma, al tempo stesso, si sviluppa come costola del realismo storiografico di Gioacchino Volpe e si muove all’insegna del recupero del modo oggettivo di fare storia tipico di Leopold von Ranke. Sotto questo profilo De Felice appartiene ad un indirizzo storiografico nel quale si ritrovano, pur con le loro specificità, anche studiosi come Federico Chabod, Rosario Romeo e Giovanni Spadolini.
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