Il Convegno affronta l’ultimo decennio della vita di Gaetano Salvemini che, dopo un primo rientro in Italia nel 1947, tra luglio e novembre, vi si ristabilì definitivamente nel 1949. In questo periodo – il meno studiato della sua lunga biografia culturale e politica – attraverso numerosi articoli su giornali e riviste, e una fittissima rete di contatti anche con giovani leve, egli svolse una costante forma di militanza intellettuale collocandosi all’interno dell’area laico-socialista, senza sposare appieno la politica né l’ideologia di un singolo partito ma rimanendo idealmente legato al socialismo democratico, inteso come tensione costante verso la libertà, la giustizia sociale, l’estensione dei diritti civili, politici e sociali.
La laicità, l’educazione al dubbio e la costruzione del senso critico, strumentale all’acquisizione di una coscienza matura e consapevole, rimasero per lui il principale antidoto al conformismo, al dogmatismo e al rischio che si ricreassero, dentro e fuori dall’Italia, le condizioni per nuove forme di totalitarismo e autoritarismo, di stampo fascista ma anche comunista.
Il Convegno rifletterà, dunque, non solo sull’influenza esercitata su alcuni allievi che poi diverranno grandi storici, ma anche sulla sua attenzione verso i giovani allora attivi nel campo educativo e civile che, per tutta la vita, ritenne il fulcro della società. Particolare spazio sarà poi dato al suo ruolo nel dibattito pubblico repubblicano, riprendendo rapporti con singole personalità politiche e focalizzando l’attenzione sulla collaborazione con giornali e riviste. Al contempo si analizzeranno gli scenari editoriali e culturali che hanno collocato in una luce diversa alcune sue opere perché allora Salvemini, arricchito dai rapporti costruiti durante il lungo esilio all’estero (e in USA in particolare), era preoccupato di fornire una sistemazione il più possibile organica ai suoi scritti, sforzandosi di lasciare un’eredità all’insegna dell’antiretorica e non certo un’immagine di sé stereotipata da omaggiare acriticamente. La tavola rotonda finale si concentrerà sulla centralità posta da Salvemini sull’educazione civile e sull’istruzione – dalla scuola di base all’università – come strumento necessario allo sviluppo della democrazia, suggerendo così una prospettiva dirimente per meglio contestualizzare il ruolo da lui avuto in Italia dalla fine degli anni Quaranta.
L’attualità di Salvemini, come educatore civile e storico, risiede principalmente nel rigore del metodo di ricerca e nella consapevolezza del significato della conoscenza storica per la comprensione del presente e la costruzione del futuro. Per queste ragioni, pur rifiutandosi di essere “confinato” in una qualsiasi categoria, Salvemini è stato uno dei più grandi intellettuali italiani, svolgendo una fondamentale funzione civile da recuperare in tempi in cui l’attimo prevale su tutto e il pensiero critico è quasi dimenticato.