Lo arrestarono a scuola, mentre faceva lezione ai suoi alunni, il 30 ottobre 1930. Benché da giovane avesse scritto sul «Popolo d’Italia», giornale di Benito Mussolini, Ernesto Rossi era in prima fila tra i militanti di Giustizia e Libertà impegnati a cospirare contro il fascismo. E il regime gliela fece pagare cara: nove anni carcere e poi il confino, quasi altrettanto duro, concluso soltanto dalla caduta del Duce nel luglio 1943.