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Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini

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L’attualità della cultura politica di Ernesto Rossi (1897-1967)

8 Febbraio 2017

Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini

Istituto storico della Resistenza in Toscana

Circolo Fratelli Rosselli

Sabato 11 febbraio 2017, ore 16,30

Accademia di Scienze e Lettere “La Colombaria”

Via Sant’Egidio 23, 50122 Firenze

Andrea Becherucci – Archivi Storici Unione Europea

Simonetta Michelotti – Università di Siena

Zeffiro Ciuffoletti – Università di Firenze

Ernesto Rossi (Caserta, 1897) vive a Firenze la fanciullezza e la prima giovinezza e si diploma al liceo classico Galileo nel 1915. Volontario in guerra, è gravemente ferito nel 1917. Nel 1920 si laurea in Giurisprudenza all’Università di Siena con una tesi su Vilfredo Pareto. Dal 1919 al 1922 collabora al «Popolo d’Italia» e in contemporanea a «L’Unità» e a «Rivoluzione liberale». Tra il 1920 e il 1921 lavora per l’Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia in Basilicata, dove matura un’importante esperienza sulla situazione dei contadini nell’Italia meridionale. Nel 1922 diviene segretario dell’Associazione agraria toscana e ne dirige l’organo di informazione, il «Giornale degli agricoltori toscani». Nel 1919 conosce Gaetano Salvemini e i fratelli Carlo e Nello Rosselli, con cui condivide l’attività politica del Circolo di Cultura, e successivamente di «Italia Libera» e del «Non mollare», il primo giornale clandestino nato sotto l’oppressione fascista. È insegnante all’Istituto tecnico di Firenze, quando, il 31 maggio 1925, in procinto di essere arrestato in seguito ad una delazione, fugge e ripara in Francia. Rientra nell’ottobre, si nasconde alle ricerche della polizia grazie al comunissimo nome, riuscendo anche a vincere un concorso nazionale per l’insegnamento di discipline economico-giuridiche. Sceglie come sede Bergamo, dove insegnerà per 5 anni all’Istituto tecnico «Vittorio Emanuele II» e dove conoscerà la futura compagna di vita e di battaglie politiche, Ada Rossi. Continua l’attività antifascista in collaborazione con il gruppo milanese di Riccardo Bauer, Umberto Ceva e Ferruccio Parri, collaborando anche con gli esuli parigini. Conosce Luigi Einaudi, con il quale avrà un continuo rapporto personale e scientifico. Nel 1929 è tra i fondatori del movimento antifascista «Giustizia e libertà». Viene arrestato il 30 ottobre 1930, per il tradimento di Carlo Del Re, e condannato con Bauer a venti anni di carcere. L’altro compagno di lotta, Ceva, muore suicida per paura di tradire gli amici. Dopo nove anni di carcere, è confinato a Ventotene fino al luglio 1943: scrive il Manifesto per un’Europa libera e unita, insieme a Eugenio Colorni e Altiero Spinelli. Riconquistata la libertà alla caduta del regime, fonda e anima il Movimento Federalista Europeo e aderisce al Partito d’Azione. L’8 settembre 1943 tiene un comizio a Bergamo, prima di rifugiarsi in Svizzera in pessime condizioni di salute. Rimane in esilio fino al 1945 e lavora assiduamente alla proposta di Stati Uniti d’Europa. Con la nascita della Repubblica, rivela esemplari doti di amministratore pubblico come presidente dell’ARAR e si distingue per la sua attività di saggista (tra i suoi libri si ricordano Abolire la miseria, I padroni del vapore, Il manganello e l’aspersorio) e di pubblicista (in particolare per la sua collaborazione a «Il Mondo», diretto da Mario Pannunzio, e a «L’astrolabio» di Ferruccio Parri). I suoi scritti rappresentano una critica costruttiva all’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta, un paese avviato sulla strada della modernizzazione, ma con ancora molte questioni politiche irrisolte. Nel 1955 è tra i fondatori del Partito radicale. Si spegne a Roma, a seguito di un delicato intervento chirurgico, il 9 febbraio 1967.

L’attualità della cultura politica

di Ernesto Rossi (1897-1967)

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